giovedì 28 novembre 2013
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venerdì 22 novembre 2013
TRICICLO
RAPPORTO 2013 SULLO SPRECO DOMESTICO
RAPPORTO 2013 SULLO SPRECO DOMESTICO realizzato da Knowledge for EXPO/ Waste Watcher
Ogni anno lo spreco domestico costa agli italiani
8,7 miliardi di euro: una cifra vertiginosa, pari allo 0,5 % del Pil. In media, ogni settimana, una
famiglia italiana getta nella pattumiera dai 4,81 ai 13 euro di spesa ancora
perfettamente commestibile. Ciononostante, il Rapporto 2013 sullo spreco
Domestico ha rilevato una controtendenza importante nella sensibilità e nell’attenzione
degli italiani intorno al tema degli sprechi. Infatti, il 90% degli italiani
considera molto o abbastanza grave lo spreco alimentare, il 78% si dichiara
preoccupato da questo problema, e l’89% degli italiani vorrebbe ricevere
maggiore informazione sulle conseguenze dello spreco e sui sistemi utili a
ridurlo. E ancora: il 57% degli italiani dichiara di gettare “quasi mai” gli
avanzi e il cibo non più buono, il 27% meno di una volta alla settimana, il 14%
almeno una volta a settimana, il 55% dichiara di riutilizzarlo, mentre il 34%
lo getta nella spazzatura e il 7% lo usa per gli animali. Se fra gli alimenti
'freschi' o non cotti gettati dagli italiani primeggiano frutta (51,2%) e
verdura (41,2%), formaggi (30,3%) e pane fresco (27,8%), seguiti da pane fresco
(27,8%), latte (25,2%), yogurt (24,5%) e salumi (24,4%), le percentuali calano considerevolmente
quando si tratta di cibi cotti: in questo caso gli italiani buttano soprattutto
la pasta (9,1%) i cibi pronti (7,9%) e precotti (7,7%).
GLI SPRECO-TIPI
ITALIANI
Il rapporto ha prodotto una segmentazione di 9
spreco-tipi italiani, individuati secondo motivazioni che gli intervistati
hanno indicato come cause primarie nella pratica del “buttare via del cibo”.
Fra queste cause primeggia la motivazione per cui il cibo “aveva fatto la muffa”
(38,94%) o “era scaduto” (32,31%), o “era andato a male fuori dal frigo nel
caso di frutta e verdura” (26,69%), o ancora perché “l’odore o il sapore non
sembravano buoni” (25,58%). In misura sensibilmente inferiore sono state
indicate cause come “l’aver cucinato troppo cibo” (13,29%), l’ “aver calcolato
male gli acquisti” (13,15%), o addirittura motivazioni più “capricciose” come l’aver
acquistato “cose che non piacevano” (6,61%). Il questionario proponeva 14
diverse possibili cause e ciascun rispondente poteva segnalarne anche più di
una. A partire dalle combinazioni delle possibili cause dello spreco, così come
sono state generate dall’insieme dei rispondenti, è stato possibile individuare
9 tipologie “naturali”, 9 spreco-tipi risultanti da un algoritmo di clustering,
in cui sono raggruppati gli individui che hanno indicato la stessa combinazione
di possibili cause. Ogni Spreco-tipo è stato rappresentato utilizzando la
tecnica del clouding: ciascuna tipologia è quindi descritta mediante una nuvola
delle cause dello spreco che la connota e la grandezza del testo è
proporzionale al risultato di uno specifico test di significatività statistica.
E in ogni nuvola le parole scritte “alla rovescio” individuano le
caratteristiche negativamente caratterizzanti. In linea con il trend generale
del Rapporto, risulta significativo che il 35% appartenga alla categoria meno sprecona,
il “sensoriale che getta solo se costretto”. Questo spreco-tipo di italiani
getta in media solo 4.81 euro settimanali per nucleo familiare, e ritiene che “la
quantità di cibo giornalmente buttato rappresenti per il pianeta un problema
molto grave”. Questi italiani gettano via solo “se costretti” da una oggettiva
non fruibilità dei cibi in questione. Non si tratta dunque di italiani che
cucinano troppo (sono molto decisi nel dirci no a tale possibile causa), né
imputano alla grandezza delle confezioni lo spreco da loro generato. Altri tre
spreco-tipi si collocano al di sotto della media dei 7,06 euro di costo-spreco
settimanale per famiglia. C’e’ innanzitutto l’ “ignaro un po’ marginale” (6,01%).
È un gruppo di italiani che non conosce le cause dello spreco, probabilmente
vive in una condizione piuttosto marginale. È uno spreco-tipo che non sa
rispondere a buona parte dell’indagine SWG sugli orientamenti ed è emblematica
l’assenza sostanziale di opinioni. Il titolo di studio più diffuso in questo
gruppo è la media inferiore, gli intervistati dichiarano di ignorare la
differenza tra la data di scadenza di un cibo e la dicitura '...da consumarsi
preferibilmente entro..', e di essere disinteressati alle discussioni
politiche. L’età è leggermente più anziana ma non sembra una chiara
determinante della tipologia. E ci sono poi il “nostalgico autoisolato, arreso
ma senza cause precise” (5,21%) e il “cliente della spesa grande, ma tifoso del
fresh” (15,22%): due spreco-tipi che gettano settimanalmente 5,06 euro e 6,97
euro per nucleo familiare. La seconda tipologia si sviluppa fra lavoro e casa
nelle periferie delle città del nord con uno stile di acquisto legato alla grande
distribuzione, della quale lamentano una scarsa capacità di conservare frutta e
verdura. Questo Spreco-tipo sembra un ottimo consumatore di prodotti freschi,
di località vicine, è sensibile notevolmente ai temi di una sana alimentazione
sostenibile, nonché più genericamente ai tempi ambientalisti. Lo stile di
alimentazione è caratterizzato dalla voglia di cibi freschi (tanta frutta e
tanta verdura comunque), ma il bilancio di tempo li porta invece a non poter approvvigionarsi
nella piccola bottega di quartiere. Al di sopra della media dei 7,06 euro di
costo-spreco settimanale per famiglia si collocano 5 spreco-tipi: il “fanatico
del cotto e mangiato”, il “cuoco esagerato”, “l’illuso del packaging”, “lo
sperimentatore deluso” e “l’accumulatore ossessionato”. Si tratta di gruppi di
italiani caratterizzati comunque un valore dello spreco che tocca punte di
quasi 13 euro alla settimana (è il caso di dell’Accumulatore Ossessionato). Se
ai 5 Spreco-tipi del box sopra si aggiunge la tipologia precedente “dei tifosi del
fresh”, con uno spreco medio simile a quello globale, si raggiunge una percentuale
della popolazione italiana ragguardevole, ossia il 54% circa. Si tratta di
italiani che in generale mostrano un tenore di vita medio-alto, con
declinazioni del tempo, dello stile di vita, delle propensioni valoriali
differenti, ma che denotano un livello di capacità di reazione importante a
eventuali azioni politiche di supporto alla riduzione degli sprechi. Tecnologia
della conservazione, consigli per approvvigionamento e consumo migliore,
packaging intelligente, possono sicuramente muovere l’attenzione di questi
segmenti poiché quelli più marginali della popolazione, come visto, sono già a
livelli minimi di spreco. Ma qui emerge la contraddizione di fondo: più elevata
è la partecipazione a modalità attive e moderne di vita sociale e maggiore
sembra “il rischio” di generare spreco. La relazione tra spreco medio e spesa
media è infatti positiva: all’aumentare della spesa aumenta la quantità di
spreco generato. Stessa cosa accade per il numero di componenti della famiglia,
con un’intensità della relazione però più bassa. Fa aumentare lo spreco anche l’aumentare
della quota degli acquisti di cibo pronto, consumato al bar e al ristorante. La
relazione è negativa invece con l’età: più si invecchia meno si spreca. La
relazione tra lo spreco pro-capite e la spesa per consumi (entrambe
settimanali) rileva che a livelli di spesa pari a 100 euro corrisponde uno
spreco pro-capite di poco più di 1,5 euro. All’aumentare della spesa, aumenta
lo spreco pro-capite, con un’elasticità via via crescente fino ad arrivare ad un
punto di “saturazione”, corrispondente circa ai 350 euro di spesa media
settimanale; oltre tale soglia lo spreco diventa costante e indipendente dall’incremento
della spesa, ovvero verosimilmente del reddito. Ne deriva che una politica di
redistribuzione del reddito potrebbe sostenere la riduzione dello spreco tra le
fasce più abbienti, ma allo stesso tempo favorirne l’aumento tra le classi più
povere che, con una maggiore disponibilità di reddito, potrebbero iniziare a “sprecare”,
forse in quantità ridotte perché coscienti, attenti e praticanti da sempre la
non-generazione dello spreco.
IDENTIKIT DELLO SPRECO
E DEGLI “SPRECONI”
Nella fascia di coloro che dichiarano di sprecare
molto, rispetto allo stile di vita troviamo una maggiore incidenza degli
indicatori di un elevato stato di benessere: si tratta di coloro che vanno ai
concerti, al cinema, a teatro e in palestra, sono sempre connessi ad internet e
vanno in ferie almeno tre settimane all’anno. Rispetto ai comportamenti più
direttamente legati al processo di acquisto e gestione del cibo si trovano
coloro che hanno frigo e dispensa troppo forniti, non conoscono il significato
corretto del “preferibilmente entro”, non si occupano personalmente di fare la
spesa e di gestire le dispense di cibo, che acquistano prodotti non in
stagione, che solo qualche volta preparano la lista della spesa e che
approfittano delle offerte commerciali. La fascia ‘sprecona’ è composta con maggiore
incidenza da maschi, cittadini di situazione economica medio-alta, giovani,
studenti, con intolleranze al glutine o allergie, occupati professionalmente,
del Sud, con titolo di studio elevato e residenti in un grande comune. Viceversa
per la fascia bassa della distribuzione della quantità sprecata di cibo, in cui
troviamo soprattutto anziani, femmine, intervistati con coniuge in pensione,
del Nord Est, in pensione, casalinghe, senza figli, con bassa scolarità. Gli intervistati
di questa fascia non praticano sport, non vanno al cinema e a teatro, si
connettono poco frequentemente ad internet, ascoltano poco la radio, vanno a
messa tutte le domeniche , non leggono mai i quotidiani e fanno poche ferie. Più
strettamente connesso ai comportamenti domestici, si caratterizzano coloro che
riutilizzano gli alimenti scaduti, dopo averli controllati, conoscono il
significato delle diciture “entro” e “preferibilmente entro”, preparano sempre
una lista della spesa, si occupano personalmente di gestire le scorte e di cucinare.
Nella fascia alta di coloro che sprecano emergono quelli che hanno difficoltà
nella gestione della vita di tutti i giorni: è difficile la gestione dei figli
(dalla mera gestione di quando sono piccoli a quella dei rapporti e nell’affrontare
le loro difficoltà scolastiche quando sono più grandi). Un altro orientamento
che emerge è quello dell’ottimismo, sia rispetto all’indirizzo della propria
vita e alla situazione economica propria e del Paese e di fiducia nei giovani.
E infine coloro dall’orientamento liberista: la cultura non deve ricevere
finanziamenti pubblici, servizi migliori se scuola, sanità e trasporti fossero
dati ai privati, intervento dello stato troppo forte, sì alla globalizzazione. In
questa fascia, rispetto al tema spreco la percezione è che la quantità di cibo
scartata sia aumentata negli ultimi due anni, ma che comunque il cibo buttato
sia poco e che quindi non si tratti di un fenomeno preoccupante. Fra coloro che
generano quantità relativamente minori di spreco, rientra chi dichiara di non
avere alcuna difficoltà nella gestione dei figli.
ITALIANI CONTRO LO
SPRECO: I PROVVEDIMENTI AUSPICATI DAI CITTADINI
Certamente si richiede, in generale, che sia data
maggiore informazione su questo tema, in particolare sui danni all’ambiente e sull’impatto
negativo dello spreco per l’economia nazionale. Anche l’istruzione nelle scuole
è considerata importante. Ma attenzione: ci sono provvedimenti che solo alcuni
italiani considerano auspicabili o adottabili, come la realizzazione di
confezioni di cibo più piccole e l’istituzione di tasse calibrate sullo spreco
personale. L’indicazione arriva da un gruppo di italiani propensi a mettere in
prima piano la sostenibilità e la visione sul lungo periodo: si tratta di un
38% di intervistati che sconsiglia la predisposizione di confezioni di cibo più
grandi e l’aumento del costo del cibo come deterrente allo spreco alimentare.
Rilevante anche l’incidenza del 23% degli intervistati, raggruppati nella
visione ‘Occhio all’ambiente e pochi rifiuti’: qui, al contrario, si auspica la
predisposizione di confezioni più grandi e viene deprecata l’idea di un sistema
di tassazione commisurato agli sprechi di ciascuno.
Fonte Knowledge for EXPO/ Waste Watcher
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